21 Mar Quarta Domenica di Quaresima
VENIRE ALLA LUCE
Il Vangelo di questa IV domenica di Quaresima (Gv 9,1-41) ci propone l’incontro di Gesù con il cieco nato. Paradossalmente questo racconto inizia con uno sguardo di Gesù e si conclude con un ex cieco che vede e adora Gesù.
Dio solo sa quanto noi abbiamo bisogno di vederci chiaro in questo momento inedito della nostra vita.
L’evangelista Giovanni usa la metafora del cieco per parlare della nostra condizione di uomini e per introdurci nell’esperienza della fede pasquale partendo dalla prospettiva di Gesù.
Secondo i biblisti il cuore del racconto non è il miracolo bensì gli interrogatori che seguono (a più livelli e con diversi interlocutori) perché sono rivelativi e rivelatori. Rivelativi perché gradualmente fanno emergere l’identità e la missione di Gesù e il venire alla luce del cieco nato. Rivelatori perché ci raccontano il cuore dell’uomo quando, gravido di presunzione e di pregiudizio, pensa di vederci sempre chiaro su tutto e su tutti.
Preferisco fermare invece la mia e vostra attenzione sui primi 7 versetti del capitolo 9 di Giovanni perché ci fanno conoscere lo sguardo di Gesù e perché sono l’inizio di un cammino di fede che rinnova l’umanità dell’uomo cieco. La fede per l’evangelista Giovanni non è credere in una serie di verità su Dio e sull’uomo, bensì è un modo tutto particolare di vedere se stessi, gli altri, il mondo, la storia con le sue meraviglie e i suoi drammi. Gesù non ci domanda di cambiare il mondo, ma di guardarlo come Lui lo guarda. E’ imparare a guardare sotto una luce nuova. Con occhi nuovi! Con il Suo sguardo e per coglierne tutto l’amore di cui è portatore e farlo diventare preghiera per sé e per i fratelli e sorelle che ci sono donati sul nostro cammino. E’ lo sguardo di Gesù sull’umano e sulla storia che qualifica la nostra fede e la rende significativa oggi.
*“Gesù passando vide un uomo cieco”. Stop!!! Il primo sguardo di Gesù non si posa sul limite del cieco, sulla sua condizione di emarginazione, su dove si trova, ma sulla sua umanità. Vede anzitutto un uomo. Un uomo cieco, avvolto da sempre nel buio. Un uomo che non lo può vedere. Anche in questo incontro è Gesù che prende l’iniziativa. Gratuitamente. E’ Gesù che vede per primo l’uomo cieco. Non cerca le colpe e l’autore della sua cecità. A Gesù interessa quell’uomo con tutta la sua storia.
Perché i discepoli invece sono morbosamente curiosi di conoscere l’origine della sua malattia, ossessionati di sapere chi abbia peccato per essere nella condizione di cieco? I discepoli interrogano Gesù non solo per un pregiudizio religioso-culturale, ma perché hanno paura di restare di fronte, di sostare con un uomo cieco. La fragilità li destabilizza. Il limite fisico mina le radici del senso della loro vita.
*Che cosa fa Gesù di fronte a questo uomo cieco?
Sputa per terra. Fa del fango con la salive. Spalma, unge con il fango gli occhi del cieco. Lo manda a lavarsi nella piscina di Siloe.
Sono tutti gesti compiuti da Gesù che fanno riferimento alla Genesi perché ricordano il momento in cui Dio crea l’uomo. La guarigione del cieco nato è una nuova creazione! Ma ciò che mi colpisce di più è che i gesti concreti di Gesù, la sua carne che si posa e tocca quella del cieco, sono la vera unzione che restituisce a questo uomo la sua umanità piena. Il cieco nato, toccato da Gesù e inviato ad andare a lavarsi, è posto davanti all’uomo nuovo. Sta ora a lui dire si o no a questo nuovo progetto di vita.
Questo è il vero miracolo: una libertà riabilitata; un uomo in grado di vedere con uno sguardo nuovo se stesso e il mondo e chiamato a camminare con le sue gambe dentro a questo mondo quale opera di Dio. Il cieco guarito ha trovato la ragione del suo vivere: sa di essere amato. Sa che la sua vita è Grazia e no disgrazia. Sa dove si trova, da dove viene e dove deve andare. Sa che per Dio Il sabato è a servizio dell’uomo perché l’uomo è più importante di ogni precetto. E’ il settimo giorno in cui Dio contempla la bontà e la bellezza della sua creatura. E se ne compiace!
Gesù ci invita, in questo tempo molto particolare di Quaresima, a verificare il nostro sguardo, come e da quale angolatura guardiamo la nostra vita personale, le persone che ci stanno molto vicino (marito, moglie, figli/a, genitore, suocera e suocero, nuora, genero, collega di lavoro….) e i fatti che ci stanno coinvolgendo per assumere la luce dello sguardo di Gesù. Qual è la prima cosa che guardo della persona che incontro? Ci sono dei pregiudizi che condizionano il mio incontro con l’altro? Come vorrei che gli altri mi guardassero?
Aiutaci Signore a vivere la nostra fede purificando i nostri occhi che sono sempre lo specchio del cuore.
Continuiamo in nostro cammino portandoci reciprocamente nella preghiera sapendo usare con saggezza i mezzi che ci sono offerti per tenere vive le nostre relazioni fraterne.
don fabio