Quinta Domenica di Quaresima

Quinta Domenica di Quaresima

LAZZARO: DIO AIUTA ma anche “COLUI CHE TU AMI”

Il Vangelo di questa V Domenica di Quaresima porta la luce della Risurrezione sulla
vita minacciata e segnata dalla morte. “Io sono la Risurrezione e la vita; chiunque vive
e crede in me non morirà in eterno”. Come possiamo ascoltare questo Vangelo oggi
29 marzo 2020? Gesù risuscitando Lazzaro non ci dice che cos’è la Risurrezione, ma
come Lui è Risurrezione e Vita per chi gli dà credito a piene mani.
La pandemia Coronavirus sta mietendo molte vittime non solo in Cina, in Italia e in
Europa, ma in tutto il mondo. E’ difficile contarle! Solo quando abbiamo compreso la
portata di questo dramma globale, ci siamo finalmente convinti che “stare a casa” è
la scelta più grande di amore, di dono di sé che ciascuno poteva e può fare per la vita,
soprattutto per tutelare i più deboli. Come possiamo dimenticare la colonna di veicoli
dell’esercito italiano carichi di bare che attraversano di notte le vie della città di
Bergamo? Come possiamo tappare le orecchie ai martellanti annunci quotidiani dei
media per il crescente numero di contagiati e di vittime, anche giovani, e vivere come
se il problema sia sempre degli altri? Come elaborare i nostri sensi di colpa di fronte
ai nostri fratelli condannati alla solitudine estrema perché la morte sembra privarli di
tutto, anche degli affetti più cari e intimi?
“Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto.” Queste parole che
Marta e Maria rivolgono a Gesù sono a pieno titolo anche le nostre. Il Vangelo ci
ricorda che paradossalmente la morte ci fa sentire tutti fratelli. Marta e Maria
confidano a Gesù parole che da sempre in ogni uomo nascono dal cuore quando si
trova di fronte al dolore e alla morte. A che serve un Dio che non aiuta? Perché Dio
arriva sempre in ritardo, assente nel momento del bisogno? E’ sempre costantemente
altrove quando vorremmo fosse qui con noi e per noi! “Lui che ha aperto gli occhi al
cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”, dicevano i giudei.
Cosa voleva dire per Gesù “questa malattia non porterà alla morte, ma è per la Gloria
di Dio”? Perché Gesù aspetta 2 giorni prima di andare dall’amico Lazzaro che sa essere
ammalato? Marta e Maria si aspettano giustamente un miracolo perché sanno che
qualunque cosa Lui chiederà a Dio Padre, Dio gliela concerà.
Gesù fa risorgere Lazzaro. Gesù ascolta il loro dolore. Ma questo miracolo ha una
valenza molto più grande per tutti coloro che sono presenti nella casa di Betania. E
quindi anche per noi!
Cosa tenta di dirci Gesù quando afferma “questa malattia non porterà alla morte, ma
è per la Gloria di Dio”?
*Gesù ci fa conoscere in anticipo la Gloria di Dio, la sua grandezza e onnipotenza sulla
vita attraverso la sua umanità disarmata e prostrata dal dolore per la malattia e morte
dell’amico Lazzaro. Gesù amava Marta, Maria e Lazzaro. E’ loro amico. Sa della
malattia dell’amico e per lui accetta di ritornare in Giudea dove avevano cercato di
lapidarlo. Le sue amiche gli vanno incontro e Lui si lascia condurre dove avevano
sepolto Lazzaro, e davanti alla sua tomba sigillata, Gesù scoppiò in pianto.

L’amore di amicizia di Gesù per Marta, Maria e Lazzaro, questa esperienza
squisitamente umana, è principio di Risurrezione e di vita. Lazzaro restituito alla vita,
rivela quanto Gesù lo amava, quanto contava per Lui. L’invito di seguire Marta e Maria
là dove avevano sepolto il fratello ci ricorda che Dio non solo invita a vedere in Gesù
quale vera Vita ma anche vedere Dio in Gesù come colui che cerca di capire che cos’è
per noi uomini la morte e l’abisso di dolore che porta nella nostra vita. Gesù ci ricorda
che Dio vuole imparare dal dolore degli uomini per poterli amare.
Tutto ciò che si ama non può morire. La morte è stata sconfitta là dove c’è e si
manifesta l’amore. Anche il nostro limite più estremo che è la morte ci è necessario
per scoprire che ciò che ci fa vivere sono le relazioni con Dio e con gli altri perché ci
danno dignità e senso.
*Gesù risuscita Lazzaro per rianimare la fede in Lui dei discepoli (“Lazzaro è morto e
sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate”), la fede di Marta
e Maria (“chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”), e la
fede dei giudei (“perché credano che Tu mi hai mandato”).
Tutti sono chiamati a passare da una fede che si aspetta il miracolo alla fede che
invece si fa incontro con Gesù, che mette al centro della loro relazione la sua persona,
che accoglie la sua Parola, una fede che è mettere tutta la propria vita, quella prima
della morte e quella dopo la morte, nelle mani di Gesù.
Gesù ci invita principalmente a fidarci di Lui non perché ha il potere di risorgere i
morti, ma perché è Lui la sorgente della Vita. Credere in Lui significa credere che è
venuto in mezzo a noi per togliere la pietra che ci separa dalla Vita. Il vero risorto non
è Lazzaro tornato alla vita mortale, ma le sue sorelle e quanti credono in Gesù. Per
Gesù ciò che vince la morte non è la vita ma l’amore, il suo amore dal quale scaturisce
la Vita. Noi crediamo in questo?
Buona domenica a tutti.
don fabio