11 Mag Il Vescovo a Madonna Granda: “Possiamo essere una casa viva, ospitale, in cui prenderci cura gli uni degli altri”
Un invito a essere una “casa viva, luogo ospitale, dove chi ha bisogno viene accolto ed accudito e dove insieme ci sappiamo prendere cura gli uni degli altri”, coltivando nelle scelte di ogni giorno “la nostra capacità di essere virtuosi, di agire facendo il bene”: è quello che ha lanciato il vescovo, Michele Tomasi, nell’omelia della celebrazione che ha presieduto questa mattina nel santuario di Santa Maria Maggiore a Treviso, nella quinta domenica del tempo di Pasqua, trasmessa in diretta su Antenna 3. Un invito “a vivere e a donarci senza riserve, come Lui, a donare la vita gli uni agli altri. Questa esigenza non entrerà nei grandi ragionamenti che sentiremo sulla ripresa del nostro modo di vivere e dei nostri ritmi, temo. Ma se i cristiani almeno non si dimenticassero che la Risurrezione passa attraverso la Croce, e se tutti i cittadini si ricordassero che tanti sacrifici sono stati donati perché noi tutti potessimo continuare a sperare in un futuro possibile, scopriremmo con stupore quanto bella può essere una casa di pietre vive, in cui ci si prende cura gli uni degli altri”.
In un tempo in cui siamo ancora tutti preoccupati a causa del virus, per il presente e anche per il futuro (“che cosa succederà al contagio, cosa invece alle relazioni, al lavoro, all’economia, alle attività sociali e comunitarie…”), il Vescovo invita a riflettere su entrambe le dimensioni, “dopo aver ascoltato una Parola che ha attraversato lo spazio, il tempo e innumerevoli storie e culture per darci una buona notizia, per oggi e, sì, poi anche per il futuro. Futuro che guardiamo come spazio di opportunità, non come fonte di timore, per il quale osiamo un sogno, un desiderio, piuttosto che anticiparne una pena”.
Ci sono presentate oggi molte immagini nella Parola. “Il Vangelo ci conferma che Gesù è “via, verità e vita”. Egli ci vuole capaci di vivere un’esistenza ricca di relazioni, di senso, di bellezza, di amore. Egli è poi l’unico che non tradisce, che ci aiuta a cogliere ciò che è vero, ciò che veramente conta. Egli ha anche a che fare con il nostro concreto modo e stile di vita, con le nostre scelte, insomma con la via che percorriamo, sia che giungano le grandi occasioni in cui decidiamo le svolte decisive dell’esistenza, sia che ci troviamo di fronte alle scelte ripetute quotidianamente e che interpellano la nostra capacità di essere virtuosi, di agire cioè con naturalezza facendo il bene. Non si improvvisa, la virtù. Ma la società si dissolve, senza”.
La prima lettera di San Pietro evidenzia che Gesù è anche pietra, angolare e viva: “Con Lui c’è una solida casa, in cui ciascuno può sentirsi a casa. Questa pietra è viva. E noi siamo chiamati a essere pietre vive con lui”. Un “progetto” possibile perché siamo chiamati a vivere e a donarci senza riserve, come Lui, a donare la vita gli uni agli altri, sullo stile della comunità di Gerusalemme di cui parlano gli Atti degli Apostoli: nella preghiera, nell’ascolto della Parola e nella carità, pur nella differenza dei compiti e dei ministeri.
“Il cuore di tutto è la relazione viva con Gesù in una comunità che si costruisce sempre e solo a partire dalla relazione con Lui. Questa relazione è il fondamento di tutto, la ragione d’essere della comunità cristiana, il suo contributo più profondo e vero al bene del mondo. Questa è anche la dimensione vera della presenza di Maria nella vita della Chiesa e della necessità del nostro affidamento a Lei” ha ricordato il Vescovo, che al termine della messa ha recitato una preghiera di affidamento alla Madonna, di fronte all’immagine venerata nel santuario trevigiano. “Lei è la donna del servizio alla Parola, è sorella perché ha ascoltato, accolto, meditato e vissuto fin nella sua carne la Parola di Dio. Lei è la donna della preghiera, è la madre cui ci rivolgiamo. Lei è la donna del servizio che esprime il respiro stesso del suo ascolto e della sua preghiera, la forma quotidiana della sua virtù”.
“Chi crede in me – ci assicura il Signore – anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre”. “Se ci lasciamo conformare a Lui potremo essere comunità significativa che porta novità di vita a questo nostro mondo – ha ricordato mons. Tomasi -. Potremo fare davvero cose grandi. Cerchiamo assieme una via di vita vera anche in queste condizioni che sono difficili, ma che sono le nostre, quelle che il Signore permette che siano. Le fatiche che dovremo affrontare per tornare a celebrare sono le fatiche di una comunità che continua ad essere Chiesa, che si impegna però con uguale intensità nella preghiera, nel servizio della Parola, della carità, della solidarietà, della giustizia. Maria, madre della Chiesa, ci aiuta”.
Preghiera di affidamento a Maria pronunciata dal vescovo Michele nel santuario di Santa Maria Maggiore – Treviso – 10 maggio 2020
Maria, Madre della Chiesa, salute degli infermi:
«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio».
In te confidiamo in questo tempo di prova, a Te ci affidiamo:
Donna dell’ascolto,
Donaci un’autentica conversione del cuore e della vita.
Donna della preghiera,
Intercedi per noi presso il Padre e il Figlio tuo.
Donna del servizio,
Sostieni, consola e rafforza
Gli ammalati, i soli, gli abbandonati.
Chi piange i propri cari defunti.
Chi si impegna con generosità e competenza per la nostra salute.
Chi governa e organizza la ripresa.
Chi lavora per il bene di tutti.
Aiutaci a fermare la diffusione del contagio.
Donaci saggezza e prudenza.
Illumina chi cerca soluzioni nella scienza e nella ricerca, nella politica, nell’economia.
Apri al mondo strade di solidarietà, di concordia e di pace.
Rendi attento il nostro cuore al grido dei poveri e del creato.
«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi
che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta».