01 Giu Messa di Pentecoste. Il Vescovo: “Lo Spirito non ci lascia soli, è all’opera.”
Questa mattina il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, ha presieduto in cattedrale la celebrazione eucaristica per la solennità di Pentecoste, ricordando il ritorno alle messe insieme, comunitarie, “un passo alla volta, con la pazienza e la prudenza, ma anche con l’entusiasmo che viene dallo Spirito Santo che oggi viene ad animare la nostra vita”.
All’inizio della celebrazione mons. Tomasi ha salutato e ringraziato della loro presenza il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, e il sindaco Mario Conte, da lui invitati. “Avete rappresentato qui a Pasqua e a san Liberale, durante le celebrazioni a porte chiuse, tutta la cittadinanza, le istituzioni, i sindaci di tutta la diocesi. Vi ringrazio per il servizio, per la vicinanza e per essere qui con noi anche adesso”.
Il Vescovo, commentando le letture, ha ricordato che Gesù si fa presente in modi sempre nuovi alla sua Chiesa, fin dagli inizi e ancora oggi. Questa sua presenza è legata indissolubilmente al dono dello Spirito. Due le conseguenze principali di questo dono messe in luce dai brani della liturgia di oggi: il perdono dei peccati, cioè la possibilità di ricominciare, di stabilire sempre delle nuove relazioni, autentiche, profonde; e la capacità di annunciare in modo comprensibile a tutti le grandi opere di Dio. Modelli, questi, del modo con cui Dio continua ad essere presente nella storia degli uomini e nella Chiesa. Nella vita della Chiesa, “grazie ai doni dello Spirito, vi sono tante capacità, tanti carismi, tanti ministeri, tante iniziative e proposte, anche tra loro distinte e differenti, ma in tutte si manifesta lo stesso Spirito, Dio amore che si mette a disposizione di tutti e di ciascuno. Egli ha bisogno di tutti per compiere tutto”, proprio valorizzando servizi e ministeri diversi. “Ciascuno di noi trova la propria vera realizzazione solamente in questo servizio che tutti insieme facciamo al mondo, non come somma di individui, ma come comunità ben compaginata il cui fine è il bene. Il bene di ciascuno e di tutti. E non esiste il bene mio senza il bene tuo, il nostro, quello di tutti. Nessuno può essere felice da solo. Perché è soltanto insieme che siamo membra di Cristo, soltanto insieme possiamo rispondere alla nostra vocazione più autentica” ha ricordato mons. Tomasi. “Lo Spirito fa di noi un popolo costituito dall’amore, mosso dall’amore, che ha come fine e come meta l’amore. Che annuncia che Dio ama tutti e ha un posto per ciascuno nel suo disegno d’amore. In cui ciascuno può trovare riconciliazione e perdono, all’unica condizione di non disperare mai della forza e della tenacia dell’amore di Dio. Lo Spirito di Dio non ci lascia mai da soli e ci fa trovare vie di uscita dalle grandi questioni che ci affliggono, dalle difficoltà e dalle prove di questo nostro momento così travagliato come anche da tutte le questioni che vanno affrontate a livello locale e globale per poter sperare davvero nella giustizia, nell’uguaglianza, nella pace per tutti. Se ci facciamo davvero toccare dalla presenza delicata e forte dello Spirito possiamo affrontare con una speranza che non delude il futuro non facile che ci attende. Lasciamoci sorprendere “dall’inventiva dello Spirito”, e le nostre riaperture non ci condurranno di nuovo alla pesantezza di vecchie abitudini e alla tristezza di tante barriere interiori, ma – leggeri – saremo sospinti dal soffio dello Spirito verso stili di vita rinnovati dalla fiducia nelle infinite risorse di Dio e della persona umana. Non siamo soli, lo Spirito di Dio è all’opera in tutte le cose, in tutta la realtà, come ricorda papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’ sulla cura della casa comune, un documento pubblicato proprio il giorno di Pentecoste di 5 anni fa.
“Accettiamo con umiltà e con riconoscenza il fatto che siamo parte dell’universo, legati a doppio filo al bene di ogni persona e di ogni creatura, anche della più piccola e apparentemente priva di valore. Allarghiamo lo sguardo ad ogni vita. Lo Spirito è già lì. Già ora ci chiama e ci interpella. È già all’opera, stanno già germogliando le dimensioni nuove della vita personale, comunitaria, economica, ecologica, sociale. Sapremo vedere tutto questo? – ha concluso il Vescovo Michele -. Questo nuovo sguardo ci insegnerà responsabilità ed impegno concreto, fonte e misura della vera gioia. Ci viene chiesta conversione, ci viene donata speranza”.