11 Giu Il beato Enrico, un santo della porta accanto
Enrico da Bolzano era un “pellegrino urbano, un santo della porta accanto, un “povero di Gesù”, un innamorato di Dio, un maestro esigente di condivisione, che insegna che è necessario farsi poveri per aiutare i poveri”: è il ritratto del beato fatto dal vescovo Michele questa sera in cattedrale a Treviso, durante la messa per la sua festa.
Molti i sacerdoti che hanno concelebrato, in particolare i parroci della città e il Capitolo dei canonici della Cattedrale. Tra i fedeli anche gruppi, associazioni, confraternite ed enti dediti alla carità, tra i quali la San Vincenzo, la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio.
“Le sue umili origini e il suo essere lavoratore – ha ricordato mons. Tomasi – non sono sicuramente estranei alla devozione: qui sopra, in cattedrale, è rappresentato con in mano l’ascia del boscaiolo. A Bolzano, dove è patrono, era entrato nel cuore dei più poveri tra i contadini, invocato soprattutto da loro. È stato un povero tra i poveri, con i poveri, per i poveri. E questo in primo luogo per amore di Dio. Enrico ha visto qualcosa che lo ha affascinato e rapito, che ha dato alla sua vita una forma tanto umile e povera eppure – o proprio per questo – così bella da incontrare: incolto ed illetterato, aveva infatti una parlata “benigna”, che lo rendeva, insomma, simpatico. Che cosa aveva visto? Che cosa ci può essere di così potente e di così meraviglioso nelle nostre Chiese, nelle nostre strade, nelle immagini sacre che ancora oggi sono qui a Treviso (e che forse sono sconosciute ai più, non solo al Vescovo nuovo, venuto da Bolzano)?”.
“Beato Erico, che cosa hai visto per la via? Cosa ci inviti a fare per vedere anche noi quello che splendeva ai tuoi occhi – si è chiesto il Vescovo -. Dio Padre davvero ha nascosto ai dotti e ai sapienti le cose più belle e le ha rivelate ai piccoli: quanto piccoli ci suggerisci di diventare? C’è una lezione che possiamo imparare? Oppure siamo di fronte a storie antiche, anacronistiche vestigia di un medioevo tramontato, morto e sepolto? Mi pare di cogliere alcune risposte, per noi, oggi, nella nostra situazione attuale che in maniera così impegnativa ci costringe a guardare con sincerità alla nostra vita, personale e sociale.
- È il popolo che lo ha subito dichiarato santo, e con continuità venerato. Ripartiamo allora dalle persone, dalle famiglie, dalla vita semplice ma importante di ciascuno, dalle esigenze e dalle preoccupazioni reali. Torniamo ad ascoltarci gli uni gli altri e gli uni degli altri a prenderci cura. Spesso siamo “gente”, impegniamoci per diventare “popolo”.
- Il Beato Enrico è un santo che ha percorso in preghiera le strade di questa nostra città, “pellegrino urbano”. Uno dei ”santi dalla porta accanto” che papa Francesco ci invita a saper scoprire. Impariamo a percorrere le strade della nostra città con occhi nuovi, senza lasciarci prendere da cose solo apparentemente importanti, camminando anche noi “come se vedessimo l’invisibile”.
- È stato un “povero di Gesù”, un innamorato di Dio, un maestro esigente di condivisione, che insegna che è necessario farsi poveri per aiutare i poveri. Ci chiede di conoscere i poveri e di riconoscerli, di dare loro il nostro tempo, di offrire loro la bellezza dell’incontro prima ancora di qualcosa di utile. Di metterci sul loro piano per incontrarne la fatica, per intuirne la dignità, per scoprirne la gloria. Di metterci anche al di sotto di loro per servire Cristo in loro, Lui che in loro si fa presente”.
“Ho salutato il Beato Enrico davanti alle sue reliquie a Bolzano, appena saputo, ai primi di luglio dello scorso anno, di dovere venire come pastore al suo stesso luogo di destinazione. L’ho salutato a Treviso, appena arrivato nel luogo in cui ha vissuto la sua santità, la sua fedeltà a Cristo nella Chiesa. Con voi, ne invoco l’intercessione per la città e per la diocesi tutta”.
Al termine della celebrazione, il Vescovo ha benedetto il pane che poi è stato distribuito, secondo la tradizione e si è recato all’altare che custodisce le reliquie di Enrico da Bolzano, dove ha pronunciato una preghiera al Signore per intercessione del beato.