26 Dic “In questo Natale facciamoci augurio e benedizione gli uni per gli altri”: il messaggio del Vescovo alla Diocesi
Quest’anno abbiamo vissuto un’attesa del Natale completamente nuova e differente da quanto eravamo abituati, quale che fosse il nostro modo di avvicinarci a questa festa. Siamo stati sicuramente molto presi dalle discussioni sulle regole, sulle modalità di celebrazione, sui decreti, e ci sta molto preoccupando l’insieme di sacrifici che quest’anno ci vengono chiesti. La situazione è ancora incerta e faticosa, e l’atmosfera diffusa non è certo quella consueta della festa.
E il Natale è arrivato anche quest’anno. Forse è il semplice ed inesorabile passare del tempo, e di noi con lui? Certo anche questo. Ma le celebrazioni di questa settimana potranno essere qualcosa di più di un pur importante rituale, religioso o civile che sia. Dovremo concederci più tempo, senza dover correre in giro, senza preparare feste complicate, senza poterci muovere troppo. È così. Facciamone tesoro.
Per ascoltare quali emozioni e sensazioni si fanno vive nel nostro cuore. Sentiremo qualche nostalgia, la mancanza di qualcuno che non possiamo incontrare. Ci ricorderemo di qualcuno che non c’è più e che ci manca. Forse ci sentiremo impauriti, smarriti. Forse faremo fatica a sostenere il peso di un po’ di silenzio e di una qualche solitudine, piccola o grande.
Ci sarà forse tutto questo, o forse qualcosa di altro, di differente. Forse anche qualcosa di nuovo. Prendiamoci il tempo, lasciamo spazio alle emozioni dentro di noi, non facciamole fuggire con nuovo rumore.
Poi potremmo guardarci intorno. Fuori ci sarà silenzio presto, almeno passate le dieci di sera. Non è naturale così, ma è un silenzio che ci ha accompagnato a lungo e dovremo accettarlo ancora. Eppure guardandoci attorno potremo vedere in modo nuovo i luoghi della nostra vita, cogliendo in essi le tracce della nostra storia, gioiosa o triste che sia, quelle tracce che portano a noi stessi, così come siamo diventati. E vedremo i volti. I volti di chi è lì con noi, la benedizione della nostra vita. Talvolta la fatica. E noi per loro: fatica e benedizione. Quei volti così belli, sguardi profondi e misteriosi, vicini e lontani. Necessari alla nostra vita più di ogni altra cosa. Donati gratuitamente. Da accogliere come dono per non perdere l’occasione della rivelazione di vita e di bene che essi manifestano.
A questo punto qualche parola potrà affiorare alle nostre labbra. Parole antiche e nuove. Magari un saluto. Magari un semplice e solo sussurrato: «ti voglio bene». Oppure «perdonami». «Grazie», magari. Da quanto tempo aspettavano di essere dette? Da quanto le stavamo ricacciando giù, in gola, pensando che altro fosse utile e necessario?
Parole che cercheranno di andare anche oltre, a qualcuno di lontano fisicamente, ma vicino alla mente e al cuore, e diciamo un grazie a tutta la tecnica che ci permette di farle volare, queste parole buone, facendo far loro il giro del mondo, se necessario, in pochi secondi.
E qualche parola buona ci resterà sicuramente, per donarla a chi non ha amici, o vicini, o amori che li cerchino nel loro abbandono e in quella solitudine cattiva che esclude, punisce, scarta. Parole buone che riusciranno a trasformare i nemici e i diversi da noi in fratelli e sorelle. Tutti. Parole che riscaldano il cuore, che cantano la vita, che illuminano la notte.
Che belle saranno le nostre Eucaristie quest’anno a Natale, se la Parola santa di Dio potrà incontrare queste nostre parole belle e buone, dolci e vitali. Non importa a che ora. Perché qualunque ora sarà l’ora in cui il Signore viene a visitare il suo popolo, e la sinfonia di parole di augurio, di speranza, di pace sarà come un coro lontano di angeli, che canta Gloria a Dio nei cieli e in terra pace agli amati.
Quel silenzio e questa musica, i volti presenti e lontani, il perdono e l’amore, gli spazi della nostra vita e le celebrazioni delle comunità, le persone accanto a me e i fratelli e le sorelle sparsi in tutto il mondo saranno un presepio nuovo, grande come il mondo contenuto tutto dentro ciascuno di noi. E sentiremo risuonare come se fosse la prima volta l’augurio: “Buon Natale”. E saremo augurio noi stessi, e benedizione, gli uni per gli altri.
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14).
A tutti: Buon Natale.
Michele, Vescovo